Il cognome Esposito è estremamente radicato in quella che la storia, la cultura e la tradizione di Napoli. Può essere considerato un vero e proprio tratto distintivo e la sua diffusione riflette anche l’identità culturale della società partenopea.
Un aspetto molto importante da tenere tenere considerazione sta proprio nell’origine del cognome. Esposito, infatti, risale dal latino expositus che significa esposto o anche abbandonato.
L’abbandono dei bambini appena nati e di conseguenza indesiderati era una pratica molto comune a Napoli. I piccoli venivano lasciati in quelli che si definivano ruote degli esposti davanti a degli istituti di carità che erano soliti, poi, accoglierli.
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Napoli, ecco quando è nato il primo Esposito
Come accennato precedentemente, l’origine del cognome Esposito si fonda direttamente dal latino. Il significato letterale è quello di abbandonato e si riferisce proprio all’antica pratica di abbandonare davanti strutture caritatevoli i bambini indesiderati.
Si tratta, con molta probabilità, di uno dei cognomi più diffusi in tutto il capoluogo partenopeo e proprio di recente è stato riportato in auge chi fu il primo bambino ad avere questo cognome. Occorre fare un salto indietro indietro di circa 400 anni.
Siamo nel 1623 quando viene assegnato il cognome Esposito ad un neonato. Il piccolo subì la sorte descritta poc’anzi: venne abbandonato davanti all’Annunziata con il nome di Fabritio. Fu proprio da quel momento in poi che si scelse di dare a tutti i nascituri lasciati davanti all’ospedale, il cognome Esposito.
Una tradizione che durò all’incirca 200 anni; le cose iniziarono a cambiare solo nel 1814 con il volere di Gioacchino Murat che scelse di eliminare in maniera definitiva questa pratica. Tanto è vero che le suore erano costrette ad inventarsi sul momento dei cognomi da dare ai nascituri.
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Ad oggi è possibile in qualche modo sostenere che questa importante tradizione, perpetrata per molti anni, riflette quella che è la società e la comunità partenopea. Il cognome Esposito, per quanto volesse significare abbandonato, celebra anche intrinsecamente accoglienza e solidarietà.
Indicava, sì, coloro i quali erano stati abbandonati ma in qualche modo veniva data loro una nuova vita ed una nuova collocazione all’interno del tessuto sociale. La sua diffusione così ampia e così radicata, racconta di quanto questo cognome abbia avuto un forte impatto a Napoli e come – a distanza di oltre 400 anni – sia ancora così profondamente conosciuto.