Termina a reti vergini il match dell’Olimpico tra Lazio e Napoli. I padroni di casa conducono per lunghi tratti il match, gli ospiti reggono e ripartono. Rallenta la corsa Champions per entrambi.
Azzurri più solidi in difesa ma privi di idee e spunti in avanti: spettacolo che latita e zero a zero che si materializza in un pomeriggio che non fa registrare azioni degne di nota, con portieri praticamente inoperosi per l’intero arco di gara.
Bicchiere mezzo pieno per Mazzarri che adesso con il rientro dei big potrà pensare anche ad una fase offensiva più adeguata. Il commento della partita.
PRIMO TEMPO
Spettacolo soporifero. Squadre decimate, su ambo i fronti, con occhio particolare sugli azzurri di Mazzarri. Tra acciacchi, squalifiche e Coppa d’Africa (il tecnico riavrà Anguissa, eliminato col suo Camerun per opera di bomber Osimhen), il Napoli aveva fuori tre quarti di gruppo.
La Lazio, pur fedele al canonico 4-3-3 del Comandante, pratica un calcio molto meno sarriano e molto più “realista”. E si è così specializzata nelle vittorie di corto muso (ben sei, fin qui, gli 1-0). Ne viene fuori uno spettacolo snervante, per lunghi tratti noioso. Nessun gol e nessuna occasione durante i primi 45 minuti di Lazio-Napoli.
Match bloccatissimo all’Olimpico, dove a farla da padrone è l‘attenzione riposta a non concedere spazi e chance agli avversari.
SECONDO TEMPO
Non arriviamo a dire ai punti che avrebbe meritato di vincere solo perché nessuna delle due squadre ha prodotto il minimo necessario per giustificare i tre punti. La ripresa sembra leggermente più frizzante, Isaksen e Felipe Anderson fanno il bello e il cattivo tempo sugli esterni, Castellanos riceve un pallone in area da Gila e sorprende Gollini con un meraviglioso colpo acrobatico.
Poco male, perché l’argentino è in netto fuorigioco. Ancora il Taty cerca di far saltare l’inerzia del match con un colpo di tacco, ma Ostigard giganteggia ed esulta come se avesse segnato.
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C’è spazio per i nuovi Ngonge e Dendoncker, inserimenti che danno fiducia. Lo spirito è ritrovato, la condizione pure. Il Napoli ha salutato definitivamente la bellezza dello scudetto, passando alla praticità.
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Addio cose ibride, si rivedono corsa, sudore e abnegazione. Ora, per ottenere il pass per la prossima Champions, servono anche i gol. E le vittorie.