A Napoli, presso l’Istituto dei Tumori Pascale, è stato avviato l’arruolamento per la sperimentazione di un vaccino anticancro a mRNA, mirato al trattamento del carcinoma della pelle a cellule squamose.
Questa struttura, la prima in Italia ad adottare tale approccio, si distingue ancora una volta come centro di eccellenza mondiale nella lotta contro il cancro. Il vaccino sperimentale rappresenta una nuova speranza per una delle forme più comuni di tumore cutaneo, che in una piccola percentuale di casi può risultare letale.
Il carcinoma a cellule squamose, al contrario del melanoma che colpisce principalmente chi ha uno stile di vita più urbano, è associato a professioni come quelle dei braccianti, marinai e muratori, ossia lavori che comportano un’esposizione prolungata al sole senza adeguate protezioni. Nonostante la sua elevata incidenza, questo tipo di tumore può essere curato se diagnosticato in fase precoce, mentre in stadi avanzati diventa difficile da trattare.
La sperimentazione sotto la guida dell’oncologo Ascierto
La sperimentazione presso il Pascale è condotta nel reparto di Melanoma, Immunoterapie e Terapie Innovative, sotto la guida dell’oncologo Paolo Ascierto. Si tratta di uno studio di fase 2 con tre gruppi di pazienti. Dei 600 pazienti coinvolti, 250 riceveranno due cicli di vaccino in combinazione con l’immunoterapico Pembrolizumab, seguiti da un intervento chirurgico e da un trattamento adiuvante. Un altro gruppo di 250 persone sarà sottoposto esclusivamente a un intervento chirurgico, senza vaccino. Infine, un terzo gruppo di 100 pazienti riceverà due cicli di immunoterapia seguiti da chirurgia e trattamento adiuvante, ma senza l’uso del vaccino.
L’Italia, insieme a Francia e Australia, è tra i paesi pionieri di questa sperimentazione, con il Pascale che funge da capofila. Altri centri coinvolti nel nostro paese includono istituti di eccellenza come il Giovanni Paolo II di Bari, Le Scotte di Siena e l’Umberto I di Roma. Questo nuovo progetto segue una precedente sperimentazione condotta dallo stesso istituto lo scorso gennaio, quando fu somministrato per la prima volta in Italia un vaccino anticancro a mRNA per il melanoma, segnando una tappa importante nella lotta contro questa malattia.
La continua capacità di innovazione
Secondo il professor Ascierto, il vaccino si basa sulla stessa tecnologia a mRNA già impiegata con successo contro il Covid-19. In questo caso, però, il vaccino non serve a prevenire la malattia, ma a potenziare il sistema immunitario dei pazienti oncologici, aiutandolo a riconoscere ed eliminare le cellule tumorali. Il meccanismo si fonda sull’insegnamento del sistema immunitario a riconoscere i neoantigeni, proteine prodotte dalle mutazioni genetiche nelle cellule malate, rendendo l’attacco al tumore più mirato ed efficace.
Il Pascale, già noto a livello internazionale per i suoi progressi nella ricerca oncologica, rafforza così il suo ruolo di riferimento nella sperimentazione di nuovi vaccini antitumorali. Il neo commissario straordinario Maurizio di Mauro ha sottolineato come questo ulteriore passo confermi la posizione di eccellenza dell’istituto nel trattamento di patologie oncologiche complesse e la sua continua capacità di innovazione (qui abbiamo parlato di ipertensione e di un trattamento innovativo della Federico II di Napoli la cura).
L’ottimismo generato da questi sviluppi è tangibile. L’obiettivo finale è offrire ai pazienti una nuova opzione terapeutica, più efficace e mirata, ampliando l’applicazione della tecnologia a mRNA anche ad altri tipi di tumori e non solo al melanoma, con la speranza che questi trattamenti possano migliorare significativamente le prospettive di guarigione.