A Napoli si inaugura “Lacrime di coccodrillo”: ecco di cosa si tratta

Nel cuore di Napoli, sabato 7 ottobre 2023, Castel Nuovo svelerà un’installazione straordinaria: “Lacrime di coccodrillo” di Francesco Vezzoli.

Questo evento segna un altro capitolo nella fervida scena artistica contemporanea di Napoli, grazie all’intraprendenza del sindaco Gaetano Manfredi e alla curatela di Vincenzo Trione, consigliere del sindaco per l’arte contemporanea e l’attività museale.

L’obiettivo di questa iniziativa è duplice: consolidare la vocazione contemporanea della città attraverso creazioni concepite da eminenti figure dell’arte contemporanea.

Inoltre sarà un’occasione speciale per promuovere una connessione diretta con la comunità, invitando artisti di spicco a lasciare la propria impronta in piazze, strade, chiostri e quartieri, contribuendo così a stimolare un processo di rinnovamento urbano.

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Napoli, “Lacrime di Coccodrillo”: storie e leggende mitologiche

Il mito del coccodrillo è intriso nella narrativa delle Miti e leggende napoletane, immortalato da Benedetto Croce nel 1919.

La storia narra che nelle cripte del Maschio Angioino di Napoli si celasse un coccodrillo giunto dall’Egitto per volontà della regina Giovanna II.

Questo famelico rettile era noto per divorare gli amanti della regina e i prigionieri relegati nei recessi del castello.

Lacrime di coccodrillo“, oggi parte integrante della collezione permanente di Castel Nuovo, trae ispirazione da una precedente installazione realizzata nel 2021 per Piazza della Signoria a Firenze, intitolata “Pietà”.

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In quest’opera un leone rampante di epoca novecentesca, imponentemente eretto su un’antica base, tiene tra le fauci una testa romana del II secolo d.C.

Vezzoli, attraverso audaci accostamenti cronologici e materici dà vita a un coccodrillo in bronzo patinato che tiene stretta tra le mascelle una testa di marmo proveniente da Palmira, sito archeologico siriano, purtroppo oggetto nel 2013 delle sistematiche e violente devastazioni da parte del gruppo terroristico Stato Islamico.

Quest’opera incarna una poetica fondata su concetti chiave come il prelievo, l’adattamento e il riutilizzo.

Vezzoli, con fervore, ribadisce l’importanza dell’estasi dell’influenza, promuovendo un rinnovato dialogo con i classici, che custodiscono la vita interiore dell’umanità.