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A Napoli un tempo si vendeva l’acqua sulfurea e ferrata: ecco cos’era

Per secoli Napoli è stata rinomata per le sue innumerevoli sorgenti d’acqua, un tesoro che ha ispirato artisti, pittori, scultori, scrittori e fotografi, oltre a essere stato il fulcro di attività commerciali vitali.

In particolare, i residenti di Santa Lucia, noti come i luciani, hanno prosperato grazie alla vendita dell’acqua, che costituiva la principale fonte di reddito per questo laborioso quartiere, persino superando l’importanza della pesca.

La scomparsa dei banchi dell’acqua e della commercializzazione dell’acqua sulfurea (suffregna) e di quella ferrata è stata provocata da considerevoli cambiamenti urbanistici durante il processo di risanamento di Santa Lucia e dalla trascuratezza delle fonti, che erano in uno stato pietoso di conservazione e manutenzione.

Il colpo finale è giunto con l’errata convinzione che l’acqua sorgiva di Santa Lucia potesse aver contribuito alla diffusione dell’epidemia di colera del 1973. Questo evento segnò, in molti aspetti, la fine di una peculiarità memorabile della città di Napoli. In tal modo, diversi napoletani hanno finito per confondere l’acqua sulfurea e l’acqua ferrata, perdendo di vista le distinzioni tra le varie tipologie d’acqua presenti nella città.

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Le quattro varietà di sorgenti d’acqua a Napoli

Napoli vantava una ricca varietà di acque provenienti da diverse fonti. Le quattro principali sorgenti situate nella zona di Santa Lucia includevano l’acqua sulfurea antica, caratterizzata da una limpidezza schiumosa, un forte odore simile a uova guaste e una leggerezza superiore all’acqua distillata.

Contemporaneamente, l’acqua ferrata, anche conosciuta come acqua luculliana, era limpida, con un odore frizzante e un sapore acido astringente, pesando appena più dell’acqua comune.

La fine delle sorgenti di acqua e dei relativi banchi di vendita ha contribuito a cancellare, in parte, la memoria di questa caratteristica unica della città. Oggi, le fonti storiche emergono come preziose alleate per comprendere appieno la distinzione tra acqua ferrata e sulfurea, offrendo un’opportunità per preservare e apprezzare la ricca eredità idrica di Napoli.

Periodicamente, a seguito di episodi di cronaca, la tematica delle sorgenti d’acqua ritorna al centro dell’attenzione pubblica. L’ultimo avvenimento significativo si è verificato nel novembre del 2020, quando una pozza d’acqua è comparsa all’interno del cantiere della nuova stazione del Porto Beverello.

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Indipendentemente dalla natura dell’acqua accumulata, che potrebbe essere di origine marina, contenere tracce di acqua sulfurea o essere addirittura acqua ferrata, questo episodio avrebbe potuto fungere da spunto per un nuovo dibattito sull’utilizzo delle sorgenti partenopee.