“Anno bisesto, anno funesto”: perché anche a Napoli si teme il 29 febbraio

Le credenze popolari, la paura della jella e la profonda superstizione costituiscono elementi radicati nella cultura napoletana, permeando la vita quotidiana con una forza singolare. Il tessuto sociale della città è intessuto di antiche credenze che si tramandano di generazione in generazione.

La jella, o sfortuna, è temuta e rispettata: evitare di passare sotto una scala o di incrociare il percorso di un gatto nero sono gesti che riflettono il desiderio di allontanare possibili influssi negativi. La superstizione si fonde con la fede religiosa, creando un mix unico di rituali propiziatori e gesti simbolici.

Il credere nel malocchio è comune, e spesso si ricorre a amuleti e filastrocche per proteggersi. Queste credenze sono radicate profondamente nella psiche napoletana, riflettendo una connessione intensa tra il popolo e le sue tradizioni, sottolineando la potenza della spiritualità nella vita quotidiana. E sono tanti i napoletani che hanno un certo scetticismo verso il 2024 a causa di un detto antico.

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L’anno bisestile è sfortunato: le origini di un’antica credenza

L’antico detto “Anno bisesto, anno funesto“, che è condiviso in tutta Italia ma in speciale modo nella città partenopea, riflette la superstizione legata all’anno con un giorno in più, ovvero l’anno bisestile, caratterizzato da un mese di febbraio di 29 giorni anziché 28. Proprio come per il 2024.

Questa credenza si basa sulla paura di un periodo sfortunato, una sorta di malaugurio legato all’alterazione del normale ciclo annuale. I calendari solari, come il gregoriano, introducono l’anno bisestile ogni 4 anni per compensare il ritardo accumulato nel corso del tempo.

Tuttavia, le origini di questa superstizione risalgono all’antica Roma, dove febbraio era dedicato ai riti funebri e considerato un mese oscuro e funesto. Gli antichi romani associavano l’anno bisestile a sventure come carestie, guerre e pestilenze. La mentalità romana, incline a considerare negativo tutto ciò di anomalo, contribuì a creare una reputazione sinistra per l’anno con un giorno in più.

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Diversamente, i popoli non influenzati dalla cultura romana, come gli anglosassoni, vedevano l’anno bisestile come fortunato e propizio. In alcune tradizioni, il 29 febbraio era addirittura considerato un giorno favorevole per intraprendere nuove imprese di successo.

Questa dicotomia nelle credenze riflette la varietà di interpretazioni legate all’anno bisestile, una superstizione che, nonostante la modernità, persiste in alcune forme nella cultura popolare.