A Napoli con l’espressione “ammuina” ci si riferisce al chiasso, alla confusione. Questo termine (e più precisamente la frase facite ammuina: fate chiasso) è nato da un decreto della Real Marina che probabilmente però sarebbe un falso storico o un semplice scherzo dei cadetti dell’odierna Accademia militare della Nunziatella.
Il motivo potrebbe essere stato voler screditare la Real Marina Borbonica, creando appositamente un documento fittizio. Ma questa è solo una delle tante teorie. Nella città partenopea c’è un giorno dedicato proprio l’ammuina.
Mai come quest’anno il giorno in cui si celebra l’ammuina è stato festeggiato a dovere. Infatti il 4 maggio 2023 il Napoli ha vinto il suo terzo scudetto. La data del pareggio a Udine dei partenopei per 1-1 con rete di Victor Osimhen ha coinciso proprio con il giorno dell’ammuina.
Tra i napoletani si dice “O quatto ‘e Maggio” per indicare un grande caos. Originariamente, questa giornata segnava il momento dei traslochi.
In epoca romana, si dedicava un mese specifico agli sfratti e ai traslochi per evitare il caos quotidiano in cui le famiglie si spostavano costantemente in cerca di una nuova dimora.
Potrebbe interessarti anche: Come è nata la festa dei cornuti a Ruviano nel casertano: la storia
A Napoli, l’originaria data degli “sfratti” era il 10 agosto. Ma questo periodo era troppo caloroso per effettuare i traslochi. Tale giorno quindi fu spostato al 1° maggio.
Tuttavia, nel 1587, il viceré don Juan de Zuniga, consapevole delle festività dedicate ai santi Filippo e Giacomo che cadevano proprio il primo di questo mese, decise di spostare la giornata dei traslochi al 4 maggio. La tradizionale processione religiosa dei napoletani veniva così risparmiata.
Curiosamente, questa scelta si intrecciò con le scadenze trimestrali del canone di locazione, dovuto il 4 gennaio, il 4 maggio e il 4 settembre. Così, il 4 maggio divenne il giorno del grande trasloco di massa, una vera e propria “ammuina” con numerosi cittadini alla ricerca di una nuova abitazione.
La particolare atmosfera del 4 maggio è stata persino immortalata nel teatro napoletano con l’opera di Diego Petriccione, “‘O Quattro ‘e maggio” (1907), che successivamente è stata trasposta in una versione cinematografica intitolata “Non mi muovo!” del 1943, interpretata dai celebri fratelli Eduardo, Peppino e Titina De Filippo.
Potrebbe interessarti anche: Napoli, chi erano i Luciani: vendevano l’acqua sulfurea e ferrata
Questa tradizione è ancor oggi raffigurata anche nei presepi napoletani, con la presenza simbolica di carretti.