Il santuario basilicale della Madonna del Carmine riveste un ruolo di importanza fondamentale per gli abitanti di Napoli, essendo stato testimone diretto delle più rilevanti vicissitudini storiche della città.
L’importanza dell’edificio religioso è talmente radicata nella cultura napoletana che si è consolidata una popolare esclamazione, “Mamma d’o Carmene“, che fa riferimento alla venerata icona presente all’interno della basilica.
Il luogo ha ospitato anche le esequie di illustri personaggi della scena artistica napoletana, come Totò e Mario Merola, legando ulteriormente la sua storia a quella della città.
Una leggenda locale narra di monaci che, per sfuggire alle persecuzioni saracene in Palestina, arrivarono a Napoli portando con sé un’icona della Madonna che adoravano sul monte Carmelo, riponendola in un luogo noto come “la grotticella“.
Tuttavia, il primo riferimento storico che attesta la presenza dei Carmelitani a Napoli risale al 1268, allorché venne documentato il martirio di Corradino di Svevia nella piazza adiacente alla chiesa di Santa Maria del Carmine.
Napoli, Madonna del Carmine: il racconto sul miracolo del crocifisso
Una particolare storia di fede e miracoli collega la basilica al cosiddetto “miracolo del crocifisso“, avvenuto nel XV secolo durante le battaglie tra Angioini e Aragonesi per il controllo di Napoli.
Durante il regno di Renato d’Angiò, le sue truppe sfruttarono il campanile del Carmine come fortezza, da cui collocare le artiglierie.
In accordo con la leggenda, il 17 ottobre 1439, Pietro di Aragona ordinò di sparare un colpo da una grossa bombarda, la Messinese, il cui proiettile, conservato tutt’oggi nella cripta della chiesa, perforò l’abside della chiesa e si diresse verso la testa del crocifisso che, miracolosamente, piegò il capo sulla spalla destra, rimanendo illeso.
Al giorno successivo, mentre Pietro dava l’ordine di sparare nuovamente la Messinese, un colpo sparato dal campanile gli mozzò la testa.
Re Alfonso, in seguito a questo tragico evento, ordinò la costruzione di un fastoso tabernacolo in onore del crocifisso, dove fu collocata l’immagine miracolosa della Madonna del Carmine, il 26 dicembre 1459.
Da quel giorno, dal 26 dicembre al 2 gennaio di ogni anno, l’icona viene rivelata per permettere ai fedeli di venerarla.
Una tradizione simile si svolge nel primo sabato del periodo di Quaresima, per commemorare la protezione divina che nel 1676 salvò Napoli da una violenta tempesta, per intercessione del crocifisso.
Durante l’Anno Santo del 1500, la confraternita dei Cuoiai portò a Roma il crocifisso e l’icona della Madonna Bruna, durante il cui pellegrinaggio furono registrati molti miracoli.
L’icona rimase a Piazza San Pietro per tre giorni, durante i quali la notizia dei miracoli attrasse un’immensa folla di fedeli.
La moltitudine era talmente vasta che Papa Alessandro VI fu costretto a ordinare il ritorno immediato dell’immagine a Napoli. In seguito a questi eventi, l’icona fu spostata dalla “grotticella” all’altare maggiore e successivamente in una cona di marmo.
In seguito a questi miracoli, Federico d’Aragona decretò che il 24 giugno, tutti i malati del regno dovessero recarsi al Carmine per invocare il miracolo della guarigione.
E così avvenne che, in quella data, durante la consacrazione, un brillante raggio di luce si posò sull’icona e simultaneamente sui malati, guarendoli. Da quel momento, il mercoledì divenne il giorno dedicato alla Madonna.