Categorie: Storia e Tradizione

Natale in Casa Cupiello, quale dolce mangiava alla Vigilia Eduardo De Filippo

Scritto da:
Pina D'Onofrio

Natale in Casa Cupiello è una delle opere di Eduardo De Filippo più famose. Anche a distanza di anni durante le feste di Natale sono milioni i napoletani di tutto il mondo che rivedono con gusto quella commedia che è un vero testamento artistico.

In quei tre atti Eduardo riesce a raccontare la filosofia del napoletano, ma in generale la vita e tutti i suoi sentimenti. C’è tanto da imparare con questa commedia che ancora oggi viene apprezzata al di la dei confini geografici.

L’essenza del Natale racchiusa nelle vicende di una famiglia comune, che vive di piccole gioie ma anche di drammi sempre presenti. Nel secondo atto, quando sta per consumarsi la tragedia tra Nicolino e Vittorio Elia che si contendono Ninuccia, arriva un indicazione anche su quello che si mangia a Napoli la sera della Vigilia.

Luca Cupiello, interpretato dal grande Eduardo, insieme a Pasqualino (il fratello definito l’eterno scontento) e al figlio Tommasino detto “Nennillo”, organizza prima della cena una sorpresa alla moglie “Cuncetta”.

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Natale in Casa Cupiello, quale dolce si mangia a Napoli alla Vigilia di Natale

Eduardo chiama in disparte Pasqualino e Nennillo per organizzare la sorpresa alla moglie. “Io ho regalato quest’ombrello a Concetta. Noi ci vestiamo da Re Magi e ci avviciniamo a tavola a lei e io canto, Tu scendi dalle stelle Concetta bella, io ti ho portato quest’ombrello.

A quel punto anche zio Pasqualino, che ha comprato una borsa a Concetta aggiunge: “E io aggiungo, Tu scendi dalle stelle, mia Concetta, e io ti ho portato questa borsetta. Tutto sembra andare per il verso giusto, ma Nennillo, in guerra perenne con zio Nicolino, protesta perché vorrebbe portare anche lui qualcosa alla madre.

“Tua madre lo sa che tu soldi non ne tieni, tu porti la lettere, fai una cosa diversa. Vieni appresso a noi e canti la canzone. Prendi un piatto con quattro ‘ficusecche’ e quattro noci, qualche dolce. Un po’ di pasta reale e vieni appresso a noi”.

Proprio in questa frase, che ovviamente non accontenta per niente Tommasino, ci sono due elementi importanti. Quello delle fiche secche, un tempo molto consumate rispetto ad oggi. E la pasta reale, un dolce antico di Napoli che molte pasticcerie ripropongono ancora.

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Ecco, in tantissime famiglie napoletane alla Vigilia di Natale erano questi i dolci che si consumavano, insieme alla frutta secca e qualche roccocò. Altro che pandoro o panettone.

Scritto da:
Pina D'Onofrio