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Il sindaco del Rione Sanità: la storia vera che ha ispirato il film

Il sindaco del Rione Sanità è un film diretto da Mario Martone nel 2019 e riprende, in chiave moderna, quella che è una famosa opera teatrale di Eduardo De Filippo. Presentato alla 77ª edizione della mostra del cinema di Venezia, venne insignito del Leoncino d’oro.

Siamo a Napoli, precisamente nella campagna vesuviana, quando durante la notte la moglie di Don Antonio Barracano subisce una terribile aggressione da uno dei suoi rottweiler. Parallelamente accade lo stesso a due amici malavitosi chiamati ‘O Nait e Palumbo.

Ne nasce una sparatoria legata a motivi apparentemente “lavorativi” e che vede Palumbo ferito gravemente. Quest’ultimo viene portato presso la villa di Barracano dove sarà assistito da un medico che lavora alle dipendenze del padrone di casa.

Barracano è particolarmente temuto nel rione Sanità e gli abitanti lo chiamano Sindaco perché cerca di amministrare (a modo suo e anche con brutalità e ferocia) litigi, giustizia e amministrazione. Cosa accade quella notte?

Quando il padrone di casa si sveglia, il medico è ormai stremato e gli chiede di poter lasciare la sua occupazione per potersi trasferire in America: non ne può più di curare camorristi feriti. Ma il Sindaco è intransigente e gli nega questo permesso, velando una leggera minaccia.

Il sindaco del Rione Sanità, la storia di Luigi Campoluongo

Il film si ispira a fatti reali e in particolar modo alla storia di Luigi Campolungo denominato anche Naso di cane proprio per quella enorme cicatrice sul naso. Viene a mancare nel 1969 ed era a tutti gli effetti un mobiliere napoletano, anche se in realtà era considerato come una specie di giudice popolare.

Il suo operato era del tutto personale e al limite tra legalità e criminalità: questo personaggio fu particolarmente studiato da Eduardo De Filippo che scelse di portarlo in teatro. È emerso che il famoso regista conobbe personalmente Campolungo sostenendo che fosse un uomo bruno e tutto d’un pezzo.

Era capace di tenere in ordine il quartiere e tutti si rivolgevano a lui per chiedergli un parere e soprattutto come comportarsi in situazioni più complicate. Bisogna precisare che non facevano parte della criminalità organizzata, ma la famiglia Campolungo viveva del loro mestiere: erano, infatti, dei mobilieri.